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Vaccino anti-influenzale: falsi miti e realtà

Le vite degli italiani stanno tornando lentamente alla normalità, tuttavia c’è molta attesa per un vaccino che rassereni sul futuro della nostra salute non sapendo, a oggi, quando e se si ripresenterà il SARS-CoV-2.

In Cina si è concluso con successo il primo test eseguito su un modello animale, ricavando il vaccino da virus inattivi e purificati. È una delle 8 sperimentazioni che risultano in valutazione clinica sul sito dell’Organizzazione Mondiale della sanità, e che lascia ben sperare.

La produzione e diffusione su larga scala non è prevista a breve termine (si ipotizzano 12/18 mesi) tuttavia le ricerche sono condotte sulla base degli studi che furono eseguiti sui ceppi virali che hanno portato all’epidemia della SARS e della MERS.

Il SARS-CoV-2 è simile all’80% al SARS-CoV, cosa che sta avvantaggiando la sperimentazione; lasciano ottimisti soprattutto i risultati ottenuti dalle analisi della proteina Spike, con cui il SARS-CoV-2 si lega al recettore ACE2 per penetrare nell’organismo umano.

Quando un prodotto efficace sarà disponibile, però, quante persone vorranno farne davvero uso?

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COPERTURA DELLE VACCINAZIONI ANTINFLUENZALI E FALSI MITI

In Italia, negli ultimi anni, la percentuale di copertura della vaccinazione antinfluenzale è in continuo calo.

Secondo i dati raccolti dal Ministero della Salute, nella stagione 2018/2019 è stato solo il 15,8% della popolazione a vaccinarsi, numero vicino all’anno precedente, ma decisamente lontano se paragonato al 19,6% del 2009/2010 e in generale alle percentuali dal 2003 al 2012.

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In crescita invece la percentuale di over 65, che dopo il brusco calo avvenuto tra il periodo 2009-2010 (65,6%) e 2014-2015 (48,6%), ha ripreso a risalire raggiungendo il 53,1% nel periodo 2018-2019.

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Perché questa ritrosia a vaccinarsi?

Vediamo insieme alcuni falsi miti che hanno contribuito, nel corso degli anni, a screditare i benefici delle vaccinazioni.

  1. Basta migliorare le misure igieniche e sanitarie per debellare definitivamente le malattie: interrompere i programmi vaccinali non farebbe altro che permettere il ritorno delle patologie già curate (come morbillo e poliomielite). Sicuramente una migliore igiene aiuta a proteggere dalle infezioni, ma non blocca la loro diffusione.
  2. Le vaccinazioni producono effetti dannosi, e possono uccidere: i vaccini sono molto sicuri. Un braccio dolorante, o la febbre, si presentano in genere in forma lieve e transitoria. Gli eventi gravi sono molto rari, ed è più facile avere conseguenze serie dalla patologia non prevenuta, piuttosto che dal vaccino che la cura.
  3. Le malattie infantili che si possono prevenire col vaccino sono solo un fatto negativo che fa parte della vita: il morbillo, la parotite, la rosolia sono affezioni gravi, sia per gli adulti che per i bambini, perché sono in grado di provocare polmonite, encefalite, cecità, diarrea fin anche la morte. Vaccinandosi contro queste malattie i bambini, ma anche gli adulti, rimangono meno vulnerabili.
  4. L’influenza non è grave e il vaccino è poco efficace contro l’influenza: l’influenza stagionale provoca ogni anno dai 300 mila ai 500 mila morti in tutto il mondo, con particolare rischio per le donne in gravidanza, i bambini piccoli e gli anziani debilitati, e per tutte quelle persone che hanno malattie croniche. Il vaccino anti-influenzale copre i 3 ceppi più diffusi, che si presentano stagionalmente.
  5. I vaccini sono responsabili dell’autismo: a oggi non esistono prove che dimostrano come il vaccino del morbillo-parotite-rosolia (MPR) possa portare all’autismo. L’unico studio in tale senso è uscito nel 1998, ma è stato giudicato gravemente fallace e per questo ritirato dalla rivista che l’aveva pubblicato.

Vediamo allora di fare chiarezza, e di capire cos’è un vaccino e come viene sviluppato.

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VACCINO: COSA CONTIENE E QUANTE TIPOLOGIE ESISTONO

L’Istituto Superiore di Sanità definisce i vaccini come “preparati biologici costituiti da microrganismi uccisi o attenuati, oppure da alcuni loro antigeni, o da sostanze prodotte da microorganismi e rese sicure […] oppure, ancora, da proteine ottenute con tecniche d’ingegneria genetica” e possono contenere:

  • Soluzione fisiologica a base salina.
  • Adiuvante per incrementare l’efficacia di risposta del sistema immunitario.
  • Antibiotico per evitare la contaminazione di batteri.
  • Stabilizzante per non alterare le proprietà durante lo stoccaggio.

L’ISS ne identifica 5 tipologie:

  • Vivi attenuati: creati da agenti infettivi resi non patogeni.
  • Inattivati: creati da virus o batteri uccisi tramite esposizione al calore o con sostanze chimiche.
  • Ad antigeni purificati: creati dalla purificazione delle componenti batteriche o virali.
  • Ad anatossine: creati da molecole provenienti dall’agente infettivo, non in grado di provocare la malattia ma sufficienti ad attivare le difese immunitarie dell’organismo.
  • A DNA ricombinate: creati clonando e producendo una grande quantità di un determinato antigene.

Il vaccino, in sostanza, non fa altro che scatenare una risposta immunologica simile a quella causata dall’infezione naturale, senza però provocare la malattia. Questa risposta si basa sul concetto di memoria immunologica: “la capacità del sistema immunitario di ricordare quali microorganismi estranei hanno attaccato il nostro organismo in passato e di rispondere velocemente”.

La sua somministrazione avviene preventivamente, anche se in taluni casi può essere impiegato in un secondo momento (profilassi post esposizione), e rendere necessario un richiamo in tempi successivi. È il caso del vaccino anti-influenzale, i cui ceppi evolvono in maniera diversa durante il periodo invernale, e per questa ragione bisogna seguire di volta in volta le indicazioni esposte annualmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il vaccino, in ogni caso, non si limita a proteggere solo chi ne fa uso, ma anche le persone che lo circondano. Aumentando il numero d’individui che si sottopongono alla profilassi, all’interno di una comunità diminuisce il rischio di trasmettere il virus anche a quei soggetti che non possono, o non vogliono, vaccinarsi, bloccando di conseguenza la circolazione del virus, fino alla sua scomparsa.

Vuol dire, inoltre, salvaguardare la vita degli anziani, soprattutto gli over 65 già affetti da patologie dell’apparato respiratorio o cardio-circolatorio, tumori e diabeti.

Un corpo debilitato dalla normale influenza stagionale, soprattutto se con polmoni indeboliti, faciliterebbe l’ingresso del coronavirus (come dimostrato da uno studio dell’Università di Hong Kong pubblicato sulla rivista Lancet), una cosa da prevenire paventando un possibile ritorno del Covid-19 questo inverno.

Sempre in previsione di una possibile ondata di ritorno, sottoporsi a profilassi eviterebbe il piccolo di malattia di massa, e quindi abbatterebbe il rischio d’intasare gli studi medici e i pronto soccorso degli ospedali.

Ma come si sviluppa un vaccino?

A spiegarcelo è sempre l’Istituto Superiore della Sanità, e per semplificare i passaggi li possiamo suddividere in queste 5 fasi:

  1. Allestimento dei preparati vaccinali, suddivisi in base a quelli che contengono microorganismi in forma attenuta o che siano completamente inattivi, o se contengono solo alcune componenti.
  2. Osservazione del comportamento e livello di tossicità.
  3. Studi in vitro e in vivo per capire quale componente del microorganismo può stimolare la reazione del sistema immunitario.
  4. Sperimentazione clinica su un campione crescente di volontari prima di mettere in commercio il vaccino.
    • Test su una decina di persone, per verificare la frequenza e la gravità degli effetti collaterali
    • Test su centinaia di persone, vaccino somministrato a dosi diverse, si verifica la tossicità e la capacità del vaccino d’indurre una risposta immunitaria che sia valida.
    • Test su migliaia di volontari.
  5. Studi eseguiti dopo la commercializzazione.

CONCLUDENDO

Dopo la pandemia da Covid-19 dobbiamo rivalutare il modo in cui approcciamo la profilassi vaccinale, rendendoci conto dei benefici per la nostra salute e per quella delle persone che ci stanno vicino. Dobbiamo distinguere quelli che sono i rischi reali, dai falsi miti, avendo pur tuttavia la libertà di scegliere se, e quando, fare il vaccino.

Articolo di Davide Corbetta