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La cura del corpo per gli italiani

Il rapporto “I tempi della vita quotidiana” prodotto da ISTAT nel 2019 su una base dati che riguarda l’uso del tempo fatto dagli italiani, e il “Piano d’azione globale per l’attività fisica 2018-2030” contenente le linee guida e gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), mettano in evidenza il problema della sedentarietà nel mondo.
Eppure la cura del corpo, per gli italiani, è un fattore importante e un trend in crescita, sia per quanto riguarda il mondo del fitness che quello del Wellness.

FITNESS E WELLNESS: LA PASSIONE PER LA CURA DEL CORPO E LA SANA ALIMENTAZIONE

A causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus molte fiere e convegni sono stati cancellati o rinviati. Solo in Italia, nel settore del fitness e del benessere se ne contano oltre una dozzina, e fungono da termometro sullo stato dell’attenzione che gli italiani pongono alla propria salute.
Basta guardare i dati di Rimini Wellness dello scorso anno per farsi un’idea.
Si tratta della più grande kermesse mondiale dedicata al fitness, allo sport e al benessere, in grado di smuovere 80 paesi, oltre 400 aziende del settore, più di 20 mila operatori professionali. Evento globale dal quale è emerso che almeno un italiano su tre si dedica alla cura del proprio corpo, e che nel nostro paese si può fare affidamento su oltre 8 mila centri, 120 mila figure professionali e 18 milioni di appassionati del fitness.
L’interesse degli italiani per la forma fisica è riscontrabile anche dal “Rapporto sull’economia del benessere” della multinazionale olandese Philips. L’indagine è stata realizzata da DOXA e ha preso in esame un campione di 4 mila persone, scelte tra dieci diverse regioni d’Italia e con età compresa tra i 18 e i 64 anni. Secondo questa ricerca, nel 2018 nel nostro paese sono stati spesi 17,5 miliardi per la sana alimentazione. Per la cura del corpo la cifra ammonta a 10,2 miliardi, mentre per l’attività fisica a 8,6 miliardi.
Non solo.
La volontà di una vita più equilibrata e in buona salute emerge anche dai 7 miliardi spesi per i prodotti destinati a diete e regimi alimentari specifici. 3,7 miliardi spesi per piccoli elettrodomestici utili alla preparazione dei cibi e i 3,4 miliardi derivanti dall’acquisto di prodotti d’erboristeria, integratori e probiotici.

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L’Italia del fitness si sta allineando al resto dell’Europa.
Secondo l’European Health & Fitness Market Report 2019 redatto da Deloitte, in Europa il numero di membri dei club è arrivato a 62,2 milioni, con un aumento del 4,6% del numero di club in tutti i paesi, e ricavi totali pari a 27 miliardi di euro (quando negli USA ammontano a 23 miliardi di euro).
Il mercato in Italia è invece pari a 2,3 miliardi di euro, con più di 5 milioni di iscritti.

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DATI SULL’ATTIVITÀ SPORTIVA

Altra analisi interessante è quella elaborata da ISTAT e CONI, che mettono in evidenza come il volume di affari attorno alle attività sportive in Italia sia arrivato a 22 miliardi all’anno, dove gli italiani in media spendono 2 miliardi per il turismo legato al Wellness.
Più nello specifico, l’ultimo rapporto ISTAT “La pratica sportiva in Italia” risalente al 2015, aveva evidenziato come fossero più di 20 milioni (ovvero il 34,3% della popolazione) i soggetti sopra i 3 anni praticanti uno o più sport, di cui quasi 15 milioni (il 24,4%) in modo continuativo, e 6 milioni (9,8%) in modo saltuario. Un’altra parte, invece, è costituita da 23 milioni di persone (il 39,1%) sedentarie, e 16 milioni (il 26,5%) che svolgono qualche attività fisica.

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Secondo l’indagine chi fa sport lo pratica soprattutto per passione o per mettersi in forma. Per i giovani prevale l’aspetto ludico, e la possibilità di socializzare. Chi non pratica sport, invece, per il 38,6% adduce come motivazione la mancanza di tempo libero, il 32,8% la mancanza di interesse, invece il 13,8% per problemi economici.
In Italia, dunque, ci si allena, e delle volte ci si allena anche troppo.

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QUANDO L’ATTIVITÀ DIVENTA UN ECCESSO

6 italiani su 10 sono ossessionati dall’attività fisica, di questi circa il 44% passa oltre dieci ore alla settimana in palestra, mentre il 25% dalle sette alle dieci ore.
A dirlo è un recente studio voluto da Nutrimente, associazione per la prevenzione, la cura e la conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare. L’indagine è stata condotta con metodologia Web Opinion Analysis (WOA), monitorando via web circa 1550 soggetti.
Circa il 48% delle donne e il 37% degli uomini ha dichiarato di praticare sport in modo autonomo e improvvisato, quindi in modo errato e senza ottenere risultati, ma soprattutto ha affermato di esserne ossessionato.
Questa dipendenza da fitness si chiama gym-a-holic, ed è la necessità di dedicarsi al fitness ogni giorno, più volte al giorno, spesso sacrificando tutto il resto.
La preoccupazione può nascere dalla paura di non riuscire a bruciare le calorie in eccesso, oppure di avere difficoltà a rimettersi in forma entro l’estate.
Il 48% delle donne monitorate, infatti, ha espresso il desiderio di avere una pancia piatta e un girovita perfetto. Il 30% delle donne vuole glutei più sodi, mentre il 19% delle gambe snelle e affusolate. Gli uomini non sono da meno. Il 41% desidera avere addominali scolpiti, il 22% predilige gambe e braccia definite, il 18% vuole più genericamente aumentare la massa muscolare.
La tendenza è spesso quella di aumentare l’intensità dell’allenamento, restringendo l’alimentazione eliminando i carboidrati complessi a vantaggio di proteine o integratori alimentari. Il fisico, sotto stress, manifesta malesseri fisici, dolori ai tendini e ai muscoli.
La gym-a-holic, più in generale, può essere considerata una sorta di “dipendenza dallo sport” che spesso può sfociare in “overtraining sindrome”, ovvero in una condizione di squilibrio fisiologico dovuto a un sovrallenamento che non consente all’organismo di recuperare in modo corretto le energie e di smaltire lo sforzo eccessivo.
Come evidenziato dalla dott.ssa Monica Monaco, questo abuso della pratica sportiva può condurre a problemi psicofisici. Può generare “sportivi compulsivi” in cui la routine risponde a un bisogno di controllo e di superiorità morale. Oppure “dipendenti dallo sport” dove l’allenamento funge da regolatore dell’umore o di squilibri interni. La dipendenza dallo sport, infatti, viene considerata primaria quando non dipende da altre patologie, mentre viene considerata secondaria quando dipende da sintomi, ad esempio, di disturbo alimentare. La dipendenza dallo sport spesso si manifesta con un eccesso di attività fisica, esercitazione solitaria, motivazioni ossessive che giustificano l’eccesso di preparazione e disturbi alimentari.
In sintesi, può produrre gli stessi effetti di una droga: piacere e astinenza fisica, data la capacità, in particolare dell’allenamento aerobico, di colmare il bisogno del cervello di sostanze come dopamina e beta-endorfine.

CONCLUSIONI

Nonostante il grave problema della sedentarietà, che affligge buona parte del mondo, in Italia la voglia di muoversi, e di fare attività sportiva, è viva e sempre in crescita.
Bisogna tuttavia prestare particolare attenzione a non eccedere, e a mantenere costante un’adeguata analisi della composizione corporea, per monitorare i propri obiettivi di benessere e salute.

Articolo di Davide Corbetta