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boxe e parkinson

Boxe: un gancio destro al Parkinson!

Il 16 gennaio 2022 Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay, compie 80 anni.

Uno dei più grandi pugili della storia, è stato più volte campione dei pesi massimi dal 1964 al 1979, e nel 1984, all’età di 42 anni, gli è stata diagnosticata la malattia di Parkinson.

“Per tutta la mia vita, sono stato messo alla prova. La mia volontà è stata testata, il mio coraggio è stato testato, la mia forza è stata testata. Ora la mia pazienza e la resistenza sono in fase di test.” (Muhammad Ali)

Il Parkinson è una patologia neurodegenerativa che in Italia conta circa 200 mila pazienti, con 5-10 mila nuovi casi ogni anno.

Proprio la boxe, di recente, pare abbia trovato il modo di assestare un bel gancio destro a questo morbo.

benefici boxe

PERCHÉ LA BOXE?

Sicuramente il pugilato è uno degli sport più impegnativi, perché richiede un alto livello di:

  • Forza muscolare,
  • resistenza,
  • agilità.

Come tutti gli sport, vuole che i propri atleti seguano un attento piano nutrizionale, che prevede un apporto ben preciso di carboidrati, proteine e grassi.

Parte dello scopo di questo piano nutrizionale è la riduzione della massa grassa, per ottimizzare le prestazioni del pugile.

Più è alto il valore della massa grassa, infatti, più si ridurrà la velocità di spostamento del corpo nello spazio. Diminuirà la sua resistenza, e ne risentiranno anche equilibrio e agilità.

È importante, per i boxeur, monitorare costantemente la propria composizione corporea, prestando particolare attenzione al consumo calorico basale e ai valori di acqua intra ed extracellulare.

Composizione corporea dei pugili

Effettuare periodicamente un test BIA li aiuterà non solo a stabilire un corretto piano nutrizionale, ma anche a migliorare le prestazioni atletiche.

Tra i parametri che un pugile dovrebbe monitorare, sicuramente ci sono:

  • Peso
  • Acqua intracellulare ed extracellulare
  • Massa grassa totale e segmentale
  • Massa magra totale e segmentale
  • Percentuale di grasso corporeo
  • Grasso viscerale
  • Proteine, minerali
  • Massa muscolo-scheletrica
  • Indice di massa corporea
  • Rapporto vita/fianchi
  • Tasso metabolico basale
  • Massa cellulare
  • Massa minerale ossea

Tali indicatori che possono supportare l’atleta nel:

  • migliorare la massa grassa;
  • ottimizzare il recupero muscolare;
  • ottimizzare i processi di riparazione dei tessuti.

In che modo, pertanto, la boxe può inibire gli effetti degenerativi del Parkinson?

boxe terapia parkinson

USO TERAPEUTICO DELLA BOXE

Molte ricerche hanno dimostrato che per migliorare le condizioni fisiche del Parkinson è necessario svolgere un’attività fisica ad alta intensità.

Un esempio è quello dello studio del dott. Zigmond, dell’Università di Pittsburgh, che ha dimostrato come:

“l’attività fisica volontaria e l’esercizio fisico possono influenzare favorevolmente la plasticità celebrale facilitando i processi neurogenerativi, neuroadattivi e neuroprotettivi. […] Questi adattamenti nel sistema nervoso centrale hanno implicazioni per la prevenzione e il trattamento di obesità, cancro, depressione, declino cognitivo associato all’invecchiamento e disturbi neurologici come il morbo di Parkinson, la demenza di Alzheimer, l’ictus ischemico e le lesioni alla testa e al midollo spinale.”

Nel suo allenamento, abbiamo visto, il pugile cerca di migliorare la propria resistenza, di sviluppare la coordinazione, l’equilibrio, l’elasticità muscolare ma soprattutto l’esplosività nel portare i colpi.

Questo gesto, che ha nel movimento semi-circolare del gancio la sua massima espressione, coinvolge diverse parti del corpo: gambe, braccia, spalle e tronco.

È proprio l’aspetto atletico di questo colpo, a dimostrarsi utile nel perfezionamento delle funzionalità motorie delle persone affette dal morbo di Parkinson.

Gancio destro al Parkinson

Lo ha dimostrato anche una ricerca dell’Università di Indianapolis, secondo la quale praticando pugilato 2 volte alla settimana, per almeno 3 mesi, si possono migliorare gli effetti del morbo di Parkinson di lieve e medio grado, e che questi benefici possono mantenersi per almeno 6 mesi anche dopo l’interruzione dell’allenamento.

I benefici riguardano soprattutto:

  • Equilibrio.
  • Postura.
  • Coordinazione.

Lo ha messo in pratica l’associazione toscana “Un gancio al Parkinson”, che utilizza gli allenamenti della boxe senza contatto per limitare i danni degenerativi nei pazienti che decidono di affidarsi a questa nuova forma di cura.

L’idea nasce da un modello americano che prevede sia esercizi fisici (allenamenti di pugilato) che psicologici.

Le assonanze, tuttavia, non finisco qua.

Per i parkinsoniani, esattamente come per i pugili, è importantissimo tenere monitorato il proprio peso, l’Indice di Massa Corporea (IMC) e, più in generale, tutta la loro composizione corporea.

rapporto imc parkinson

RAPPORTO TRA IMC E PARKINSON

Un’indagine, effettuata su una coorte di 600 pazienti, ha rilevato che, rispetto a soggetti sani della stessa età, sesso, istruzione, livello di attività fisica e residenza geografica, i parkinsoniani avevano un IMC minore con consumo alimentare superiore.

Inoltre, anche il consumo di proteine era superiore di 10 g rispetto al fabbisogno giornaliero, dato che influenzava negativamente le complicazioni motorie.

La variazione dell’IMC è stata inoltre approfondita in questo studio, che ha cercato di monitorare soprattutto le riduzioni di peso verificatesi in momenti diversi nel decorso della patologia.

La perdita è stata determinata soprattutto da:

  • inappetenza (causata dai medicinali),
  • iposmia,
  • difficoltà ad autoalimentarsi,
  • disfagia,
  • depressione,
  • anoressia,
  • nausea,
  • aumento di fabbisogno energetico (dovuto a morbilità),
  • discinesia,
  • tremori.

Tra questi fattori non troviamo il metabolismo basale, elemento non determinante, come dimostrato da uno studio eseguito da ricercatori italiani che hanno misurato 122 soggetti sani confrontandoli con 122 pazienti (di pari età, sesso e IMC) di cui:

  • 41 con peso normale,
  • 41 in sovrappeso (IMC 25-29),
  • 41 obesi (IMC ≥ 30).

Il metabolismo basale misurato sui malati e i soggetti sani con peso normale, e in sovrappeso, era pressoché uguale.

Ci sono state differenze invece negli individui obesi e con stadio della malattia grave, che avevano un metabolismo basale accelerato.

Importanza dell’Indice di Massa Corporea

L’IMC invece è importante?

La risposta è sì.

Un Indice di Massa Corporea elevato è fattore di sopravvivenza in alcune malattie neurodegenerative.

In questo studio è stata presa in esame una coorte di 1.673 pazienti.

I partecipanti sono stati classificati in base alla variazione di peso durante alcuni anni di malattia:

  1. perdita di peso (IMC decrescente),
  2. stabilità di peso (IMC stabile),
  3. aumento di peso (IMC crescete).

Nel primo gruppo il punteggio motorio sulla scala UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale – scala di valutazione unificata per la malattia di Parkinson) aveva subito un peggioramento, aumentando in media di 1,48 punti per visita rispetto ai pazienti di peso stabile (gruppo 2).

Nel terzo gruppo, differentemente, il punteggio motorio medio aveva subito un piccolo miglioramento, diminuendo di 0,51 punti per visita rispetto ai pazienti di peso stabile (gruppo 2).

In conclusione:

“il gruppo con IMC decrescete era associato a punteggi più alti (peggiori) nel tempo, sia nella UPDRS motoria che totale, mentre il gruppo con IMC crescente era associato a punteggi UPDRS più bassi (migliori). […] i nostri risultati suggeriscono che il peso e l’IMC sono importanti biomarcatori clinici e che i dati sul peso e sull’IMC dovrebbero essere raccolti anche nella fase precoce della malattia”.

Non è stato possibile associare questi dati alla sopravvivenza, tuttavia:

“un maggiore indice di massa corporea è stato associato a una migliore prospettiva di sopravvivenza in diverse malattie neurodegenerative”.

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CONCLUSIONE

Il pugilato da sempre non è solo uno sport, ma anche lezione di vita.

Muhammad Alì diceva:

“Nessuno inizia dalla cima. Si deve lavorare per la propria ascesa. Alcune montagne sono più alte rispetto ad altre, alcune strade più ripide di quelle successive. Ci sono difficoltà e battute d’arresto, ma non puoi lasciare che queste ti fermino. Anche sulla strada più ripida, non devi tornare indietro. È necessario continuare a salire. Al fine di raggiungere la cima della montagna, tu deve salire ogni roccia.”

Praticare la boxe può insegnare ai malati di Parkinson a lottare ogni giorno per l’incontro più grande della loro vita.

L’analisi della composizione corporea, invece, può aiutarli a prepararsi al meglio per questo importante match.

Articolo di Davide Corbetta